RAGAZZO MIO di Abel Rosi Jovine
Ragazzo mio,
circola nel tuo profondo
una linfa che non colgo,
un passato che ritorna
ne’ tuoi sogni
di fanciullo braccato.
Ti scorre davanti
un fiume di ricordi
che io non so
e che più di me
ti son compagni.
Tutto osservi
come da una vetta
e ti lacera quel gelo.
Racconti dell’amichetta
che alla strana avventura
s’approntava
d’un viaggio inconsueto
marcando la bambolina
con la gravità d’una mammina,
Ed insieme sarebbero andate…
C’era stato un odio et amo,
chissà che rosa
ne sarebbe sbocciata …
(lei era di Praga)..
Racconti dell’amichetto
in attesa di partir
verso l’ignoto
posato come una barchetta
in mezzo a placido lago!
Già vestito da ometto,
abbottonato fino al colletto …
Uniti nello stesso silenzio
intenso
nell’ultima sosta
prima che divergessero le strade,
per attimi
fatti per non passar mai più!
Ora un diluvio ti sommerge
di voci che tu chiami accogli
e tacito raccogli
quasi contrito
di non esser partito,
con l’interrogativo
che mai ti lascia,
come straziante ricerca
dei tanti perché,
procedendo
nel vuoto della ragione,
con il voto disperato
di non poter perdere più!
Forse, più felici di te
saranno loro …
Ed hai ancora fame
da quel dì che ti mancò
un pezzo di pane …
Ragazzo mio,
forse nel mar del mistero
percorri un giro circolare.
Vorrei porgerti io quel filo d’oro
che ti sfuggì di mano
insieme al palloncino colorato.
Restituirti vorrei quella tua
infanzia scippata.
Eppur nulla si può, non posso io.