Colori
Il trillo irrompe nella doccia mattutina
come un gatto che miagola
nell’andito per uscire.
Tu che mi chiedi di quale colore sia
la mia pelle, ora che la pioggia
riga i vetri assopiti nell’estate brumosa.
Nemmeno in giornate terse oso
rispondere a domande tanto dirette;
anche adesso attendo che faccia buio
e che il riverbero della tua voce
dentro di me si spenga
per scegliere un colore e donartelo
come una caramella già scartata.
Il tempo, il tempo fuori si rincorre
ma si aspetta. S’impiglia sugli alti
pioppi e sugli aceri già in parte falbi
che popolano il mio orizzonte
e spesso anche i miei sogni, oscuri
come foreste.
Il tempo si sfugge, mentre giro lo sguardo
e penso che il colore della mia pelle
in queste settimane che odorano
tanto dell’antico tè di Taprobana
quanto del muschio dell’estate
quasi estinta, e dissonano
come un vecchio piano
il colore è forse quello di certe mele
in ottobre, come quella camicia di seta
amarilla che ti vidi indossare a Chicago,
la settimana che non piovve.