A CHE SCOPO!
Strani profumi
da invisibil brace
esalanti
e nell’eternità d’un attimo
m’appar l’incanto
d’un paese lontano
d’una casa perduta
d’un’età svanita …
ma sì, sei tu terra degli avi!
Sì tardi a me sei tornata ...
A me sepolta fra urbane macerie!
Ripenso i giocosi colli
i terrazzi affacciati
sull’infinito dei poeti,
il cadenzato ta-ra-tà
dei treni
in un album
non ancora sfogliato
che nel cuor mi ritrovo
e non altrove!
Fossi rimasta
fra i tuoi ginepri
a spiluccar le more
con la mente vuota,
ad arrancar su per l’erte,
nido d’erèmi
e udir pensator
che non detta aforemi,
per tuffarmi da impervie cime
e andare giù a ruzzoloni
nel brontolio del mare,
quel mostro verdastro
sempre in moto
come i chiari tuoi
mobili occhi,
o mio perduto amore.